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Sicche' alcuni artisti iniziano presto, quasi in fretta, mentre altri sedimentano il vissuto delle suggestioni visive per anni, tracciando qua e la' vaghe forme con il colore, senza farne delle definitive intenzioni di vita. Quando il segno pittorico si presenta all'artista con una forte esigenza di vita propria che abbisogna di molteplici prove e di verifiche non c'e' eta' che lo rappresenti poiche' esso nasce in quell'istante, se da quell'istante in poi continuera' a vivere per tentativi formali e cromatici sempre piu' pensati. Conny Caserio sembra arrivare all'esposizione delle opere con un certo ritardo rispetto a quello che normalmente si osserva in pittura. Lo fa perfino di sorpresa. Ma cio' nulla toglie alla qualita' dell'opera ed alla qualita' di lavoro, anzi aggiunge un "pensato" ulteriore, un presentarsi articolato di molte sofferenze, ritegni, pudori ed incertezze. I suoi paesaggi e le sue "nature morte", presenti in numero limitato per non favorire una quantita' pesante che ne impedisca, dell'opera, la quieta riflessione, arrivano ora ma sono il frutto di molteplici prove e della felice frequentazione con la pittura ed il pittore Ciro Barbaro. Certo l'itinerario artistico di Conny Caserio e' altra cosa da quello del marito ma il vivere con i manipolatori del colore e della forma rappresenta una grande possibilita' di confronto e, quindi, una grande fortuna. "Vi sono, scrive Stendhal, tante bellezze quanti sono i modi di cercare la felicita'". Alcuni artisti vedono questa felicita' come perfezione del segno naturalistico; altri seguono le tracce di un'arte piu' contemporanea, ricca di intimita', colore, aspirazione verso l'infinito attraverso segni essenziali. E' il caso della nostra pittrice, le cui opere, prive degli elementi prospettici canonici ed arricchite di macchie coloristiche scaturite dall'istinto del "sentire", tendono a valorizzare non tanto la composizione naturalistica o l'oggetto quanto piuttosto la forte impressione soggettiva che la sensazione delle cose determina in chi guarda. Queste alterazioni prospettiche, proprio perche' squinternate e rese quasi infantili, questi colori cosi' sensualmente indirizzati verso il paesaggio del senso sono piu' vicini al vero perche' appartengono a quella parte di innocenza iconografica che non vuole mentire nella troppa finzione del perfetto. Certo, nei paesaggi si intravede la lezione del postimpressionismo, la' dove l'artista vuole vivere cromaticamente il senso del volume attraverso una costruzione essenziale di forme elementari. Questo conflitto fra l'emozione sensoriale e la realta' e' piu' evidente nelle "nature morte": in esse si coglie la necessita' della pittrice di alterare, di fatto, le regole prestabilite come tentativo di impadronirsi della logica interna delle immagini che le cose suggeriscono per ritrovare una nuova verginita' fatta di costruzioni elementari. E rinunciando all'intenzione puramente imitativa, volendo rappresentare il vero distaccandosi dal suo aspetto effettivo con l'accentuare il colore e semplificare il disegno la Conny Caserio fonda le sue opere pittoriche anche sul valore espressivo autonomo del colore, della forma, della linea e dell'impaginazione delle immagini. Tale Espressionismo, in Lei, e' tentativo di rivelare l'essenza di se stessa, dell'uomo e delle cose, che, nella realta', sono nascoste sotto una "scorza" esterna. Si puo', allora, constatare come cio' che rimane effettivo delle sue opere e' la visione emozionale, piu' importante della comprensione analitica, una visione emozionale in grado di penetrare immediatamente al fondo della realta' compositiva per decifrarne il suo carattere nascosto e renderlo "visibile". Cosi' come nelle "nature morte" le immagini nascono dal contrasto fra una superficie d'orizzonte e la linea che definisce il contorno, nei paesaggi il colore e' distribuito su superfici di una certa ampiezza e l'impaginazione diviene significativa poiche' allo spazio tridimensionale essa sostituisce il gioco delle superfici. La misteriosa presenza di un archetto monocromatico che avvolge molte composizioni altro non sembra che il confine del "dire", oltre il quale rimane il silenzio e la cornice. In tali opere la Conny Caserio rivela il suo spirito pittorico, una sua audacia pulita, che si muove nell'indefinito, nell'inquietante incertezza di un segno che ricerca se stesso, consapevole, la pittrice, che di strada bisogna percorrerne ancora per trovare, al fondo, la "nomade solitaria e disperata" della bellezza. Giuliano Soliani |